I certificati di deposito rappresentano una soluzione di investimento sicura e a rischio contenuto, scelta da molti risparmiatori italiani che desiderano tutelare il proprio capitale e ottenere un piccolo rendimento senza esporsi alle incognite dei mercati finanziari. A differenza dei conti correnti tradizionali, questi prodotti offrono una remunerazione prefissata, il cui valore dipende in larga misura dalla durata del vincolo e dall’istituto bancario scelto. Negli ultimi anni, grazie alla risalita dei tassi di interesse, i certificati di deposito sono tornati al centro dell’attenzione di chi cerca un equilibrio fra sicurezza e profittabilità.
Funzionamento e caratteristiche dei certificati di deposito
Un certificato di deposito è una sorta di “contratto” tra il cliente e la banca, mediante il quale il risparmiatore versa una somma di denaro che viene vincolata per un certo periodo, generalmente compreso tra tre mesi e cinque anni. Alla scadenza del vincolo, la banca restituisce il capitale versato più gli interessi maturati. Questo strumento presenta diverse opzioni di gestione, come la modalità di liquidazione degli interessi: si possono ricevere le cedole periodiche o l’intero ammontare maturato a fine vincolo, offrendo flessibilità nella pianificazione del proprio flusso di cassa.
La protezione del capitale investito è garantita: alla scadenza, il cliente recupera la somma originaria e, anche in caso di insolvenza della banca, interviene il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 100.000 euro per depositante per ciascuna banca. Un ulteriore vantaggio è la possibilità di svincolo anticipato, anche se in questo caso si rischia di perdere gli interessi già maturati prima della scadenza.
Rendimenti attuali: quanto si guadagna davvero?
In passato, i certificati di deposito offrivano rendimenti significativamente superiori rispetto a quelli attuali. Negli anni ’70, ’80 e ’90, un deposito poteva arrivare a fruttare anche oltre il 6-7% annuo lordo. Tuttavia, il contesto economico più recente ha ridimensionato queste prospettive: la crisi finanziaria globale e la politica monetaria espansiva adottata dalla Banca Centrale Europea hanno portato a una forte riduzione dei tassi d’interesse e, di conseguenza, dei rendimenti offerti dalle banche.
Oggi, investendo 10.000 euro in uno dei conti deposito non vincolati proposti dagli istituti bancari italiani, il guadagno può variare da un minimo di 15 euro a un massimo di 129 euro annuali, a seconda della banca scelta e delle condizioni applicate. Questa forbice evidenzia come il rendimento effettivo sia spesso così basso da non giustificare, in alcuni casi, neppure il tempo dedicato alla burocrazia necessaria per aprire il prodotto finanziario.
I prodotti vincolati, però, consentono di ottenere un ritorno appena più elevato. Secondo recenti analisi di settore, ad agosto 2025 la migliore offerta vincolata a due anni è quella di Banca Progetto con un tasso lordo del 3,5%. Con un deposito di 20.000 euro, il guadagno netto in due anni è di 956 euro. Per periodi di tre anni, il tasso scende leggermente al 3,15%, mentre il guadagno netto tocca quota 1.279 euro con lo stesso capitale investito. Alternative di rilievo sono Tyche Bank (2,80% lordo) e illimity (3% lordo), che si attestano su valori simili.
L’andamento dei tassi è influenzato dall’evoluzione del mercato obbligazionario europeo e dalla politica della BCE: negli ultimi mesi, le offerte bancarie hanno registrato una piccola contrazione rispetto all’anno precedente, testimonianza di una fase di moderata “caduta” dei rendimenti nel settore.
Impatto della tassazione e rischi da considerare
È importante sottolineare che i certificati di deposito, come tutti i conti di deposito, in Italia sono soggetti a una imposta sostitutiva del 26% sugli interessi maturati. Questo significa che il rendimento lordo pubblicizzato dalle banche va decurtato di oltre un quarto prima di conoscere il guadagno netto effettivo disponibile per il risparmiatore. Inoltre, alcune banche si fanno carico dell’imposta di bollo (0,20% annuo sul capitale), mentre altre la addebitano al cliente: anche questo dettaglio può incidere sul risultato finale.
Dal punto di vista del rischio, i certificati di deposito restano strumenti di investimento con rischio molto basso, soprattutto per la garanzia offerta dal Fondo Interbancario. Tuttavia, non bisogna sottovalutare il rischio di reinvestimento, ovvero la possibilità che alla scadenza del vincolo non siano disponibili offerte con tassi altrettanto interessanti. Inoltre, lo svincolo anticipato, pur consentito, può comportare la perdita totale o parziale degli interessi già maturati.
La scelta tra certificato di deposito e conto deposito
Nel panorama dell’offerta bancaria italiana, i certificati di deposito sono spesso confrontati con i conti deposito. Entrambi i prodotti condividono la finalità di offrire sicurezza e rendimenti prefissati, tuttavia presentano differenze nella flessibilità, nella gestione degli interessi e nelle eventuali penali applicate in caso di svincolo anticipato.
Quali caratteristiche privilegiare?
- Durata del vincolo: scegli un periodo coerente con i tuoi orizzonti finanziari. Vincoli più lunghi tendono a offrire tassi più alti, ma riducono la disponibilità del capitale.
- Modalità di pagamento degli interessi: valuta se preferisci ricevere una rendita periodica o un unico rimborso a fine investimento.
- Tasso di interesse: confronta sempre il tasso lordo e quello netto, tenendo conto dell’imposta sostitutiva e delle eventuali spese di bollo.
- Solidità dell’istituto: prediligi banche affidabili e solide, anche per la sicurezza del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
- Penali per svincolo anticipato: esamina attentamente le condizioni contrattuali; la flessibilità è preziosa, ma può avere un costo.
Per chi cerca un investimento a basso rischio, con ritorni contenuti ma certi, questi strumenti rappresentano una valida alternativa rispetto ad altri prodotti più volatili. Tuttavia, prima di impegnare il proprio capitale è fondamentale calcolare il rendimento netto, analizzando tutte le voci di costo e le eventuali penali, così da evitare spiacevoli sorprese.
In definitiva, chi oggi vuole investire in certificati di deposito deve confrontare con attenzione le offerte sul mercato, privilegiare la trasparenza delle condizioni e ponderare bene la durata del vincolo, ricordando che tassi europei e inflazione continueranno ad influenzare i risultati ottenibili. La sicurezza resta elevata, ma i rendimenti, seppur in lieve aumento rispetto al passato recente, sono ancora distanti dagli anni d’oro della finanza tradizionale italiana.