Stai lavorando o vivendo in un luogo chiuso senza aerazione? Ecco cosa dice la legge e i rischi

La presenza prolungata in un ambiente chiuso privo di adeguata aerazione rappresenta un rischio significativo per la salute e il benessere degli individui, sia nell’ambito lavorativo che residenziale. Secondo la legislazione italiana, il tema è disciplinato principalmente dal D.Lgs. 81/08, conosciuto come “Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro”, che impone obblighi precisi per i datori di lavoro e tutele per i lavoratori. In ambienti particolari, come gli spazi confinati (ad esempio serbatoi, silos, gallerie), interviene inoltre il DPR 177/2011 con requisiti più stringenti, volti a prevenire gravi incidenti e tutelare la salute di chi opera in questi luoghi.

La normativa: obblighi e requisiti per l’aerazione negli spazi chiusi

Il D.Lgs. 81/08 stabilisce che ogni luogo adibito a lavoro debba rispettare requisiti minimi in materia di aerazione e di qualità dell’aria, per garantire la salute e la sicurezza degli occupanti. In particolare, nell’Allegato IV si specificano le caratteristiche che gli infissi e le aperture devono rispettare:

  • Gli ambienti devono poter essere areati tramite infissi apribili che si affacciano su spazi aperti o cortili regolamentari.
  • Per i locali fino a 100 m², la superficie finestrata apribile deve essere almeno 1/8 della superficie del pavimento.
  • Per i locali da 100 a 1000 m², la quota si riduce a 1/16, mentre per quelli superiori a 1000 m² è richiesta almeno 1/24.
  • Per edifici esistenti, questi valori possono essere diminuiti fino a 2/3 di quelli previsti, ma è necessario comunque fare riferimento ai regolamenti edilizi locali.

Queste regole assicurano che la concentrazione di inquinanti, polveri e agenti patogeni sia mantenuta entro limiti di sicurezza. In caso contrario, la legge impone interventi mirati, come la pulizia degli ambienti e l’installazione di sistemi di ventilazione meccanicaventilazione meccanica, e prevede sanzioni amministrative o penali per il datore di lavoro che non adotti le misure necessarie.

Spazi confinati: definizione, obblighi e procedure di sicurezza

Il DPR 177/2011, integrando il Testo Unico sulla Sicurezza, disciplina specificamente gli ambienti confinati, ovvero spazi chiusi non progettati per una presenza continuativa (come cisterne, pozzi, silos, condotte o gallerie), caratterizzati da accessi ridotti, scarsa ventilazione e presenza potenziale di agenti nocivi. Prima di accedere a questi ambienti, la legge impone:

  • Formazione specifica del personale su rischi e procedure di emergenza.
  • Valutazione preventiva del rischio e misurazioni della qualità dell’aria.
  • Obbligo di visita medica da parte del medico competente.
  • Dotazione obbligatoria di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) idonei: maschere antigas, elmetti, guanti, stivali impermeabili.
  • Installazione di sistemi di sicurezza per il recupero rapido del personale in caso di malore.

L’obiettivo è ridurre al minimo sia il rischio di intossicazioni, sia quello di incidenti fatali per incapacità di evacuare rapidamente l’ambiente. Queste prescrizioni derivano dalla constatazione statistica di numerosi eventi incidentali registrati negli anni in ambienti privi di aerazione adeguata.

I rischi sanitari della permanenza in ambienti chiusi senza aerazione

La mancanza di ventilazione comporta una serie di pericoli, che possono interessare sia la salute immediata che quella a lungo termine degli occupanti:

  • Intossicazione da gas: la carenza di ricambio d’aria favorisce la pericolosa accumulazione di anidride carbonica, monossido di carbonio o altri gas nocivi, che possono causare suffocamento, perdita di conoscenza o addirittura la morte.
  • Contaminazione microbiologica: ambienti privi di ventilazione sono più soggetti alla proliferazione di batteri, muffe e agenti patogeni, con il rischio di infezioni respiratorie e allergie.
  • Rischio di colpi di calore: la mancata circolazione dell’aria, specie nei mesi estivi, espone i lavoratori a temperature elevate che possono causare malessere, disidratazione, svenimenti e danni agli organi vitali.
  • Diffusione di sostanze tossiche: la presenza di ventilazione meccanica è essenziale nei contesti industriali, per evitare che vapori, polveri o residui chimici superino i limiti di sicurezza.
  • Incapacità di evacuazione: in caso di emergenza, uno spazio chiuso e non ventilato ostacola la rapida uscita, aumentando il rischio di effetti irreversibili.

La normativa sottolinea la necessità non solo di garantire la sicurezza fisica, ma anche di tutelare la salute psicologica e morale dei lavoratori, come previsto dall’art. 2087 del Codice Civile. Il datore di lavoro, pertanto, oltre a fornire le dotazioni tecniche, deve formare i lavoratori sui rischi e monitorare costantemente le condizioni ambientali.

Controlli, sanzioni e diritti dei lavoratori

Il quadro legislativo italiano attribuisce una responsabilità diretta al datore di lavoro, che è obbligato a predisporre tutte le misure necessarie per prevenire rischi, mediante:

  • Valutazione costante dell’ambiente e della qualità dell’aria.
  • Manutenzione degli impianti di aerazione e dispositivi di sicurezza.
  • Formazione periodica relativa ai rischi specifici e alle procedure di evacuazione.
  • Accesso agli ambienti chiusi solo dopo idonea preparazione e controllo medico.

La mancata osservanza degli obblighi può portare a sanzioni amministrative, civili e penali, nonché alla sospensione dell’attività lavorativa. Qualora un lavoratore riscontri condizioni ambientali insalubri o rischiose (quali assenza di aerazione, odori chimici, segni di contaminazione), è tenuto a segnalarle prontamente al RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), all’ASL o all’Ispettorato del Lavoro, che intervengono per le verifiche e le eventuali prescrizioni.

Oltre all’ambito lavorativo, anche la residenza privata deve rispettare obblighi di salubrità. Se un’abitazione presenta problemi strutturali di aerazione (assenza di finestre apribili, presenza di muffe, aria stagnante), l’amministratore o il proprietario sono tenuti ad intervenire per evitare conseguenze sulla salute degli occupanti.

In conclusione, vivere o lavorare in ambienti chiusi senza aerazione espone a rischi gravi e contrasta con la normativa vigente: è indispensabile che ogni individuo, lavoratore o residente, conosca i propri diritti e le misure di tutela, agendo per la sicurezza propria e collettiva.

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